Un discorso simile viene fatto anche per la gestione dei suoli. In questo caso, dopo aver studiato con molta attenzione l’architettura delle tecnologie e dei costi, è stato scelto di acquisire il servizio in external expertise, poiché i suoli non hanno una variabilità così frequente come nel caso della vigoria.

I sensori, montati su macchine leggere come i quad o le stesse trattrici, sono di tipo geoelettrico non a contatto: attraverso un indice di sintesi che è la conducibilità elettrica si ottengono delle informazioni su aspetti come la struttura e le caratteristiche chimico-fisiche dei suoli, al fine di individuare delle zone omogenee. Questo tipo di gestione evita il campionamento a griglia, che ha costi molto alti, e riduce anche i costi delle analisi di laboratorio.

Ottenute queste informazioni si può decidere se intervenire con campionature o trivellature a seconda delle esigenze aziendali.

In viticoltura di qualità, il basso vigore in vigneto viene sempre associato all’alta qualità delle uve, ma ciò non è sempre vero. Questo perché in realtà dipende anche dal tipo di suolo su cui cresce la pianta e le sue caratteristiche (nutrienti, acqua, ecc.). Dunque, le zone di bassa vigoria presenti sulle mappe NDVI non sono sempre associabili ad alta qualità delle uve, perché potrebbero essere caratterizzate da suoli diversi con caratteristiche che favoriscono la bassa fertilità (ad es. suoli sabbiosi-ghiaiosi, nei quali l’acqua si infiltra facilmente senza essere trattenuta) o la bassa qualità (ad es. suoli argillosi, poco penetrabili all’acqua causando ristagni). Quindi, se si vuole applicare bene l’agricoltura di precisione, per avere un quadro generale è realistico della situazione in vigneto è necessario affiancare alle mappe di vigoria anche mappe mostranti le caratteristiche principali del suolo, quali tessitura (cioè il rapporto sabbia/limo/argilla), scheletro (cioè la percentuale di frammenti grossolani) e carbonio organico, che in maniera diversa influiscono ad esempio su porosità e fertilità del suolo oppure sulla disponibilità di ossigeno e il drenaggio di acqua nel suolo.

Pertanto, i vigneti delle aziende sono stati mappati anche per quanto riguarda i suoli.

Abbiamo acquisito dati geofisici effettuando alcuni rilievi geoelettrici mediante un sensore geoelettrico prossimale (TSM – TopSoil Mapper) gestito da Agrinnovazione (Italia) e in grado di indagare il terreno a diverse profondità (fino a 80-100 cm). Il sensore si basa sul principio geofisico dell’induzione elettromagnetica: il sensore invia al suolo una corrente elettrica a bassa tensione e, tramite un complesso sistema di sensori riceventi, è in grado di misurare e registrare i valori di conducibilità elettrica apparente del terreno di riferimento, sfruttando la capacità del suolo di condurre un campo elettrico in funzione delle sue caratteristiche chimico-fisiche.

Questi dati sono stati caricati in ambiente GIS e spazializzati al fine di elaborare mappe di conducibilità del suolo sulle quali sono state individuate delle aree omogenee e, all’interno di quest’ultime, sono stati selezionati dei punti di campionamento.

Dai punti di prelievo sono stati prelevati (fino a circa 40 cm di profondità) i campioni di suolo che sono stati successivamente sottoposti all’analisi delle caratteristiche chimico-fisiche del suolo presso un laboratorio certificato (ARTEA s.r.l.), al fine di definire i parametri del suolo quali carbonio organico, pH, tessitura, ecc. Una volta definite le particolarità di ogni singolo campione, questi parametri verranno inseriti in ambiente GIS e, per ciascuno di essi, verrà prodotta una mappa tematica (di tessitura, pH o elementi chimici), ottenuta dalla spazializzazione dei dati di analisi chimico-fisica sovrapposti alla distribuzione di conducibilità.